In tutto il lavoro di Plattner, la grafica occupa un posto importante, certo paritario rispetto alla pittura e, per certi aspetti, con un vantaggio in più, quello di essere più facilmente alla portata del grande pubblico. Lo stesso Plattner aveva del resto più volte spiegato che il suo avvicinarsi all'opera incisoria era stato in gran parte motivato dal desiderio di una conoscenza sempre più vasta del suo lavoro artistico. Tutto il corpus plattneriano consiste in una sorta di iterazione tematica della pittura - da essa infatti trasmigrano moltissimi soggetti - che trova però nuove possibilità interpretative ed espressive nel mezzo assai diverso, decisamente più analitico e per questo di grande forza persuasiva, che è appunto il lavoro incisorio. Ma si contano anche molti casi in cui l'incisione anticipa un tema, un soggetto, un contenuto, magari di molti anni. Mentre nella pittura domina la composizione una forte componente strutturale che si intravvede come una sorta di scheletro radiografato sul fondo delle tele dipinte a grandi chiazze cromatiche sovrapposte, nell’opera grafica dominano la linea e il segno, tracce sottili che percorrono la lastra in un dialogo fitto tra contenuto, soggetto e stile. Da una parte dunque la pittura intensa nella sua quasi vanagloriosa potenzialità di colore, forma e spazio, dall’altra invece l’opera incisoria intesa nella sua componente più analitica, i percorsi mentali più che strutturali, di fragili segni addossati gli uni agli altri più che di masse cromatiche addensate, da cui riemerge come in un ritrovamento archeologico la forma compiuta. La tensione spirituale che sottende al lavoro incisorio sembra talvolta presentarsi più nervosa, più penetrante, più pungente di quanto appare nella lavorazione della pittura. Eppur l’ausilio di morbidezze tonali, di trasparenze e di cromatismi pastello, tipici per esempio dell’acquatinta, non sembra smorzare o fiaccare l’empito espressionista di un uomo che ha declinato l’urlo di Munch nella malinconia düreriana. Un dramma quello di Plattner che consiste nella raffigurazione di quello che si potrebbe chiamare “l’attimo prima”: l’attimo prima dell’urlo, della caduta, dello scontro apocalittico, in definitiva della morte. Il silenzio, l'immobilità, l'imperscrutabilità, la nostalgia, l'attesa, sono caratteristiche costanti della sua opera che trova nuove capacità espressive proprio grazie al mezzo così particolare dell'incisione, mezzo capace di misurare il suo potere persuasivo attraverso elementi minimali come le sottili tracce che percorrono i fogli pronte ad essere invase dall'inchiostro, fragili vene di colore che pulsano dal suo cuore.
Gabriella Belli